Ti sarà spesso capitato di sentir parlare di coaching o di mentoring, soprattutto in ottica professionale. Ad occhi inesperti, questi due processi sembrano molto simili ma è importante conoscerne bene la definizione e le differenze tra l’uno e l’altro, così da individuare lo strumento giusto a cui affidarsi.
Quali sono le differenze tra mentoring e coaching?
Il mentoring genera un intenso rapporto uno a uno tra due individui – mentor e mentee – con l’obiettivo di trasferire conoscenze, abilità o competenze per la crescita personale o professionale del mentee.
Dall’altro lato abbiamo il coaching, che si struttura come una partnership con il cliente che, attraverso un processo creativo stimola la riflessione, con la finalità di raggiungere il proprio obiettivo (personale e professionale). Il processo di coaching prevede che il cliente venga considerato in grado di gestire autonomamente ed efficacemente la propria vita ed il proprio ambito lavorativo. Secondo questo presupposto, i clienti sono in grado di apprendere ed elaborare le tecniche e le strategie di azione che permetteranno loro di migliorare sia le performance che la qualità della propria vita.
Di conseguenza, come sostenuto dal lavoro di ricerca svolto da Passmore nel 2007, il mentoring è meno formale, necessita di tempi medio-lunghi in modo da poter sviscerare tutte le conoscenze o abilità da trasferire, ha un focus specifico sulla carriera e richiede conoscenze in settori specifici legati al business.
Il percorso di coaching invece è di gran lunga più breve. Il coach, infatti, ha il compito di fornire gli strumenti adatti al coachee affinché egli riesca ad affrontare in autonomia le sfide che gli si presentano. Difatti, è più focalizzato sulla performance, non richiede un livello di conoscenza specifica di business e necessita di più competenze relazionali che di management.
Dunque i due strumenti sono molto diversi perché, mentre il mentor istruisce il mentee, il coach non fornisce al proprio utente delle nozioni, ma lo supporta nel suo percorso di consapevolezza. L’effetto del coaching non dipende dall’azione di un individuo più esperto che trasmette ciò che sa. Come detto, il coach deve essere esperto nel coaching, ma non nel tema o nel campo in questione: questo è proprio uno dei suoi maggiori punti di forza!
In base a queste differenze puoi capire quale figura sia più adatta a te in questo momento, in funzione del tuo percorso personale e professionale:
- se hai bisogno di migliorare competenze specifiche o vuoi raggiungere uno o più obiettivi personali o professionali, ti servirà un coach;
- se vuoi creare un rapporto basato sul trasferimento di conoscenze o abilità e avanzare in un determinato settore di business, un mentor ti aiuterà in questo scopo.
Giorgia Valente
Bibliografia
Passmore, J. (2007). Coaching & mentoring: The role of experience and sector knowledge. International Journal of Evidence based Coaching and Mentoring, Summer, 10-16