Attualmente ci troviamo in una fase di evoluzione organizzativa e sociale nella quale le imprese si trovano di fronte alla sfida di rivedere i propri modelli manageriali, per favorire il più possibile l’autoimprenditorialità e l’autonomia decisionale delle persone. Questa evoluzione sta provocando il passaggio da modelli verticali, che prevedevano un vertice aziendale atto a controllare e validare ogni decisione, verso un’organizzazione più orizzontale che permette maggiore velocità e agilità.
Come descritto nella ricerca condotta da Great Place to Work, la leadership si deve quindi spostare dall’ormai obsoleto “controllo e comando” a una gestione delle persone definita come “gentile”. Una leadership di questo tipo implica che le figure di guida orientino il proprio approccio all’ascolto attivo e alla crescita delle proprie persone, favorendo sempre di più l’espressione di visioni anche differenti tra loro.
Come è possibile sviluppare questo tipo di leadership?
A questo proposito, è utile focalizzare l’attenzione su questi due termini: leadership e coaching. All’apparenza possono sembrare distanti ma hanno tanti punti in comune. Il concetto di “guida” è centrale. Un leader deve essere capace, tra le altre cose, di guidare un team verso il raggiungimento dei risultati attesi. Un coach invece cura il processo che porta persone o gruppi di persone a realizzare un determinato obiettivo. Da questo parallelismo si può comprendere perché, anche in ambito aziendale, si sente sempre più parlare di “leader coach” o di “coach leader”. È la dimostrazione che coaching e leadership possono andare d’accordo o, ancora meglio, possono unirsi in un modello di leadership improntato al coaching. Ovviamente non ci si aspetta che ogni persona alla guida di un team frequenti e certifichi le proprie competenze come coach professionista. Viceversa, quello che si chiede ai leader è di orientarsi ad un ascolto più attento e profondo delle persone, per supportarle nel loro percorso di crescita professionale.
Per prima cosa, uno degli aspetti su cui è utile lavorare riguarda la formulazione delle domande. La parola chiave è efficacia: l’importante è porre domande aperte che lascino al nostro interlocutore lo spazio per pensare e per poter esporre la sua visione.
Il leader è una figura che conduce il gruppo, ma è necessario anche che ne faccia parte continuando a motivare e spingere il team verso gli obiettivi prefissati, favorendo l’espressione dei loro contributi. Difatti, tra le caratteristiche principali da coltivare ci sono la capacità di relazione e l’empatia che consentono al leader di modulare al meglio il proprio approccio e il proprio stile in funzione delle persone che compongono il suo gruppo di lavoro.
Perché un leader dovrebbe avere le competenze di un coach?
Il motivo è molto semplice: la capacità di utilizzare il coaching può aiutare ad essere un leader migliore. In che modo? Innanzitutto si crea una relazione più funzionale tra il leader e i cosiddetti “follower”. Non è più una relazione basata su una struttura gerarchica rigida e ruoli superiori ad altri: il leader coach si pone sullo stesso piano del follower-coachee così come ogni relazione di coaching prevede.
In questo modo si crea quella che nel coaching viene definita “alleanza” e che porta ad una collaborazione più efficace in tanti aspetti come:
- nell’aumentare la motivazione individuale;
- nell’incrementare il senso di responsabilità delle risorse;
- nella capacità di delega;
- nella risoluzione dei problemi;
- nella gestione delle performance individuali e di gruppo;
- nel migliorare il lavoro di squadra;
- nella definizione degli obiettivi;
- nella pianificazione strategica delle attività.
Questi sono aspetti su cui un leader deve focalizzare la propria attenzione e attraverso una leadership improntata al coaching diventa tutto più agevole. In una parola, tutto quello che il leader-coach deve facilitare è l’Empowerment delle proprie risorse. Passando dal ruolo di decisore al ruolo di facilitatore nella crescita dei propri collaboratori: ogni leader, ascoltando attivamente il proprio team, avrà la possibilità di fare domande e far sì che le persone trovino le proprie soluzioni ai problemi che stanno affrontando, supportando così il loro sviluppo professionale.
Giorgia Valente