Ogni giorno le persone si ritrovano a dover prendere delle decisioni, in svariati contesti e modalità. Il processo decisionale implica da parte del soggetto un ragionamento, a cui fa seguito un relativo comportamento volontario e ponderato. Qual è il processo che porta a fare la scelta più giusta possibile?
Generalmente si prende una decisione con l’obiettivo di trovare una soluzione ad un problema, ma in termini psicologici vi è una differenza tra l’atto decisionale e la risoluzione del problema: il primo infatti fa riferimento al cosiddetto decision making, ovvero un processo di scelta tra varie alternative, mentre il problem solving presuppone un vincolo da parte del soggetto all’obiettivo da raggiungere.
I processi decisionali possono essere studiati da diversi punti di vista e ci sono diverse discipline che si occupano di approfondirne i vari aspetti, con l’obiettivo di migliorarne la qualità e il risultato. Prendere decisioni è un processo che si compone di una sequenza di attività: definizione del problema e degli obiettivi, raccolta delle informazioni, scelta delle alternative e valutazione dei risultati.
Le diverse modalità di formulazione del problema condizionano l’intero processo decisionale: poiché i problemi non esistono in natura, ma vengono formulati dalle persone per affrontare determinate situazioni, l’impostazione di una decisione rappresenta già un modo per pensare ad una soluzione, e, quindi, ad una strada che porterà a possibili conclusioni escludendone altre.
Herbert Simon, premio Nobel per l’economia, ha contribuito allo sviluppo della disciplina con uno studio approfondito sul tema del decision making. La teoria della razionalità limitata analizza i processi decisionali e mette in evidenza come, in realtà, l’uomo non agisca solo sulla base della razionalità, e anche qualora lo facesse, non si tratterebbe di razionalità assoluta, ma appunto limitata. Il prevalere dell’uno o dell’altro tipo di razionalità dipende dalla quantità di informazioni e dalla possibilità di raccogliere quelle più utili per poter poi prendere una propria decisione.
Un tema strettamente legato alla razionalità è quello delle emozioni, poiché qualsiasi comportamento umano non può prescindere ed essere separato da queste. Infatti è stato indagato il ruolo che le emozioni assumono nei processi di scelta e se rappresentino o meno un ostacolo nella presa di decisione.
Le emozioni se ben gestite e usate in maniera funzionale e consapevole possono portare dei vantaggi nelle scelte da compiere. Una scelta conscia non può quindi prescindere dalla gestione delle emozioni e, secondo J.J. Gross, è possibile fare ciò attraverso due distinti processi:
- Antecedent-focused emotion regulation: modificando sentimenti e sensazioni attraverso una diversa percezione della situazione in capo alle emozioni stesse. Fondamentale è il significato personale che il soggetto attribuisce all’evento, il quale influenzerà i comportamenti conseguenti;
- Response-focused emotion regulation: consiste nella modifica del comportamento in funzione dell’emozione provata.
In conclusione, si può dire che non esista un percorso univoco o una strategia definita per prendere le decisioni più giuste e adeguate in ogni situazione. Tuttavia, ogni volta in cui stiamo per compiere una scelta è importante tenere in considerazione e prendere consapevolezza delle proprie emozioni, per integrarle nel processo di presa di decisione e bilanciarle con la parte più razionale.
Alessia Anacleti, Matteo Iarussi
Bibliografia
Robbins S.P., Judge T.A., Bodega D. (2016). Comportamento organizzativo. Conoscere e sviluppare competenze organizzative; Pearson.
Tversky, A., & Kahneman, D. (1981). The framing of decisions and the psychology of choice; Science, 211.
Gross J. J. (2000). Handbook of Emotion Regulation; James J. Gross.
Simon H. (1977), Models of discovery: and other topics in the methods of science, Boston, D. Reidel Pub. Co.