Il concetto di leadership è stato analizzato da storici e filosofi sin dai tempi più antichi, ma soltanto dal secolo scorso ha iniziato ad essere oggetto di studi scientifici. Il termine leader deriva dal verbo inglese to lead, che significa “condurre/guidare”. Un leader è tale solo se è in grado di creare follower e nella misura in cui riesce a condurli verso degli obiettivi condivisi, obiettivi che i follower non avrebbero mai perseguito in maniera indipendente.
Osservando diversi leader, è subito possibile notare l’utilizzo di modalità differenti nel condurre e guidare i propri seguaci. In modo particolare, lo psicologo tedesco Kurt Lewin ha individuato tre principali stili di leadership:
1. Stile autoritario (autocratico). I leader autoritari, noti anche come leader autocratici, prendendo decisioni autonomamente, forniscono chiare aspettative su ciò che deve essere fatto, quando dovrebbe essere fatto e come dovrebbe essere fatto. Lo stile di leadership autoritario è inoltre caratterizzato da una chiara divisione tra il leader e i membri del gruppo.
Questo approccio può essere funzionale quando la situazione richiede decisioni rapide e azioni decisive. Tuttavia, tende a creare ambienti disfunzionali e persino ostili, spesso contrapponendo i seguaci al proprio leader, che non essendo coinvolti nelle decisioni non le sentono come proprie.
2. Stile partecipativo (democratico). La leadership partecipativa, nota anche come leadership democratica, è in genere lo stile più efficace. I leader democratici offrono, infatti, una guida ai membri del gruppo, ma allo stesso tempo sono in continua interazione con quest’ultimo coinvolgendolo attivamente nei diversi processi decisionali. I membri del gruppo si sentono di conseguenza ingaggiati, creativi e motivati a mostrare il loro impegno verso gli obiettivi del gruppo.
3. Stile laissez-faire. Questo stile si caratterizza per una piena autonomia decisionale assegnata ai collaboratori e per uno scarso controllo diretto da parte del leader, che offre ai suoi follower una guida minima o nulla. Sebbene questo stile possa essere utile in situazioni che coinvolgono esperti altamente qualificati e competenti, spesso porta a ruoli scarsamente definiti e ad una mancanza di motivazione.
Da cosa dipende lo stile di leadership?
Alcuni studiosi ritengono che esso sia legato alla personalità individuale, altri, tra cui lo stesso Lewin, sostengono che il leader possa esercitare stili diversi a seconda della situazione in cui si trova e che le competenze di leadership si possano sviluppare.
In generale si possono identificare alcune caratteristiche comuni a tutti i leader: innanzitutto danno un senso al mondo circostante l’organizzazione e colgono le opportunità e le minacce (sense making). In secondo luogo, è necessario per un leader identificare una visione migliorativa della situazione e le azioni da attuare per raggiungerla (visioning), comunicandola a tutti i suoi follower (sense giving). Infine è importante che il leader promuova un orientamento comune in modo che i collaboratori lavorino insieme per ottenere gli obiettivi condivisi (aligning), rispondendo alle loro eventuali preoccupazioni (supporting).
In conclusione, oggi giorno siamo in presenza di un mercato del lavoro sempre più dinamico; proprio per questo è essenziale che i leader, oltre a possedere le caratteristiche necessarie per guidare un’organizzazione, abbiano la capacità di integrare stili di leadership differenti per rispondere flessibilmente e tempestivamente a molteplici cambiamenti.
Beatrice Daglio, Ilaria Oldrini
Bibliografia
Marchegiani, R. (2009). Gli stili di leadership secondo White e Lippit. Psicologia e risorse umane
Perussia, F. (2021). Lewin: Leadership efficace
Troianiello, P. (2018). Leadership comportamentale: scopri i 3 stili di Kurt Lewin. Sviluppo leadership