La “resilienza” è un tema caldo nelle organizzazioni d’oggi.
Ma è sufficiente occuparsi di resilienza per affrontare le situazioni di grande incertezza e pressione tipiche del mondo lavorativo odierno?
Questa domanda porta a comprendere l’esigenza di introdurre il concetto di “antifragilità”.
In questo articolo vedremo, infatti, le connessioni e le differenze tra antifragilità e resilienza, così come i benefici e le sfide relative, soprattutto per chi vuole utilizzarle per diventare un leader efficace.
Se questi temi ti interessano continua a leggere e scopri di più!
“Sii resiliente”: cosa significa?
Quanto sei in grado di resistere ad eventi negativi o difficoltà? Riesci a raggiungere gli obiettivi prestabiliti quando ti senti stressato o preoccupato?
La resilienza ha a che fare proprio con questo!
Infatti, una persona resiliente è capace di resistere a situazioni negative, senza compromettere il suo funzionamento nella vita di tutti i giorni.
Per capire meglio cosa significhi concretamente essere resilienti facciamo un esempio all’interno delle organizzazioni, contesti in cui pressioni e imprevisti sono frequenti.
Pensiamo ad un leader che deve agire in una situazione aziendale complessa: il progetto di cui si sta occupando insieme al team non è ancora concluso e il cliente ha già chiamato per avere degli aggiornamenti. Per dimostrarsi resiliente il leader deve innanzitutto mantenere la calma e analizzare i problemi che stanno rallentando la consegna. Così facendo riuscirà a riassegnare i compiti a ciascuno in modo mirato, comunicando in modo chiaro e mantenendo il focus sulle soluzioni individuate.
“Diventare antifragili”
Come abbiamo detto in precedenza la resilienza è un concetto necessario, ma non sufficiente a far fronte alle sfide tipiche del mondo d’oggi.
Infatti, essere immersi in un contesto incerto e in costante cambiamento porta a riflettere sull’importanza di andare oltre la semplice capacità di resistere alle difficoltà per concentrarsi sulla possibilità di trasformarle in opportunità di crescita personale o professionale.
È qui che entra in gioco l’antifragilità con il suo carattere distintivo: utilizzare le avversità come occasioni di miglioramento, non limitandosi solo a risolverle.
Un esempio di antifragilità al lavoro: il leader antifragile
Per comprendere meglio cosa vuol dire essere antifragili, delineiamo il profilo tipico di una persona antifragile prendendo come esempio un leader in azienda.
1. Consapevolezza dei propri punti di forza e debolezza
Un leader antifragile conosce le proprie qualità, come la capacità di gestire le risorse umane, ma anche gli aspetti su cui migliorare, come la gestione finanziaria. Aspetti di cui terrà conto specialmente nelle fasi più delicate dell’azienda, come una ristrutturazione organizzativa.
2. Applicazione dell’approccio sistemico
Il nostro leader sa di essere parte di un’organizzazione più grande di lui e di non poter controllare ogni aspetto, soprattutto nei momenti di forte cambiamento organizzativo.
3. Capacità di focalizzarsi sul presente
Tornando al nostro leader in una situazione di difficoltà aziendale possiamo immaginarlo capace di rimanere concentrato sul presente. Infatti, il leader antifragile è consapevole di non poter cambiare il passato e lo usa solo per trarne degli insegnamenti.
4. Utilizzo dell’interdipendenza
Il leader antifragile cerca di collaborare il più possibile con i propri collaboratori, che lo possono aiutare ad individuare nuove soluzioni, soprattutto quando si manifestano dei problemi in azienda.
5. Impiego dell’apprendimento continuo
Il nostro leader antifragile è sempre desideroso di imparare, soprattutto quando incontra degli ostacoli sul suo percorso. Per questo continuerà a formarsi e incoraggerà il suo team a fare lo stesso.
Antifragilità e Resilienza in relazione con la Leadership
Dagli esempi appena visti sulla resilienza e sull’antifragilità nei contesti organizzativi si intuisce lo stretto legame di questi temi con la leadership.
Andiamo adesso a trattare questa relazione in modo più approfondito.
Resilienza e Leadership
Iniziamo dalla resilienza. La resilienza è un requisito fondamentale per una leadership stabile, perché permette ai leader di affrontare le sfide che si presentano con forza interiore.
Un leader resiliente, infatti, è in grado di gestire le crisi mantenendo la calma in situazioni di pressione esterna e trovando soluzioni nei momenti di incertezza.
Questo atteggiamento non solo ispira fiducia nei membri del team, ma crea anche un ambiente di lavoro più sicuro e coeso.
Antifragilità e Leadership
Per quanto riguarda l’antifragilità essa contribuisce a sviluppare una leadership visionaria, permettendo ai leader di sfruttare le difficoltà per innovare e di riflettere sugli effetti delle proprie azioni nel lungo periodo.
L’antifragilità, infatti, permette di migliorare le capacità manageriali del leader, che è portato a mettere in atto comportamenti costruttivi e adattivi per la sua organizzazione, spingendola al miglioramento e alla crescita costante.
I leader antifragili..chi sono?
Visto che è l’antifragilità a potenziare l’efficacia della leadership a lungo termine analizziamo insieme gli aspetti distintivi del cosiddetto “leader antifragile”, sintetizzabili con l’acronimo LEVS:
L= Leadership diffusa: perché un leader antifragile si possa definire tale deve esercitare la leadership diffusa. Questo significa non accentrare il potere su di sé, ma distribuire le varie responsabilità tra i collaboratori.
E=Empowerment: il leader antifragile valorizza i propri collaboratori, permettendogli di esprimere al meglio le loro competenze. Questo permette a tutti di apportare cambiamenti strategici al proprio lavoro.
V=Visione aumentata: il leader antifragile non ha paura a portare avanti idee innovative, perché vuole condurre l’azienda verso l’evoluzione e il miglioramento continuo.
S=Sperimentazione costante: il leader antifragile sa come assumere i rischi, partendo dall’idea che è dalla sperimentazione che si può imparare qualcosa di nuovo e raggiungere l’obiettivo finale.
Strategie per diventare un leader antifragile
Per far sì che questi aspetti distintivi del leader antifragili si trasformino in azioni tangibili ci sono alcuni accorgimenti da prendere in considerazione.
Cambiare il modo di vedere le difficoltà
Innanzitutto il leader antifragile deve impegnarsi per cambiare il modo in cui vede le difficoltà: ad esempio il cambiamento, anche quando inaspettato, va letto come un processo naturale all’interno delle organizzazioni. Questo aiuta ad accettarlo e ad attivarsi per affrontarlo, costruendo delle alternative che permettano di utilizzare al meglio le proprie competenze.
Un cambiamento di mentalità simile non è da svolgere in totale autonomia: infatti, i punti di vista dei collaboratori sono preziosi per adottare uno sguardo differente verso i problemi.
Cambiare il modo di vedere gli errori e le alternative ai problemi
Il leader antifragile deve lavorare anche su come concepisce gli errori e sulle opzioni a disposizione per rimediare. Infatti, una volta individuate una o più alternative ad una difficoltà il leader antifragile deve svolgere delle valutazioni, come: le opzioni scelte sono sufficientemente valide? Favoriscono la sperimentazione e l’apprendimento continuo? Le alternative in gioco permettono di assumersi piccoli rischi, evitando quelli definitivi?
Cambiare il modo di vedere l’ambiente di lavoro
Infine, il leader antifragile deve cambiare le modalità con cui concepisce l’ambiente di lavoro, cercando di creare un contesto improntato alla flessibilità. Questo significa eliminare sovrastrutture inutili, come seguire in modo troppo rigido regole e procedure per concentrarsi sugli aspetti essenziali da gestire.
Ma vuol dire anche costruire un ambiente in cui è centrale il feedback continuo, per individuare rapidamente soluzioni e migliorare costantemente in risposta alle sfide del contesto.
Leadership antifragile: i benefici
Perché, in definitiva, le aziende dovrebbero investire sulla leadership antifragile? Quali sono i vantaggi ad essa legate?
Per capirlo leggi le affermazioni riportate di seguito, pronunciate da chi ha sperimentato la leadership antifragile in azienda in prima persona:
“Il primo termine che mi viene in mente sulla leadership antifragile è gestione delle crisi e dei rischi. I leader hanno la capacità di affrontare e superare le incertezze e le difficoltà con un approccio positivo, imparando dall’esperienza.”
“Secondo me la leadership antifragile è una garanzia di adattabilità: un’organizzazione con leader antifragili riesce a rispondere alle evoluzioni del mondo esterno in modo rapido, perché può contare su persone dinamiche e flessibili, capaci di utilizzare i cambiamenti per raggiungere i propri obiettivi al meglio.”
“Per me la leadership antifragile è sinonimo di crescita sostenibile e innovazione continua. Grazie ai leader le organizzazioni si evolvono, individuando soluzioni originali: perché gli antifragili sanno accogliere punti di vista diversi dal proprio!”.
Leadership antifragile: le sfide
Facciamo lo stesso esercizio con le sfide legate alla leadership antifragile:
“Dal mio punto di vista è difficile diventare un leader antifragile senza aver prima costruito una base resiliente. Come leader so che bisogna innanzitutto saper resistere allo stress per evitare il sovraccarico a livello psicofisico e non prendere decisioni affrettate. Così si riesce poi a trarre vantaggio dalle difficoltà, gestendole consapevolmente.”
“Grazie alla mia esperienza posso dire che la resilienza in alcune circostanze non è sufficiente per diventare antifragili. Nelle situazioni di stress prolungato, come quelle con un elevato carico di lavoro, anche le persone resilienti possono cadere in burnout. Per questo deve subentrare un supporto a livello organizzativo: le aziende devono impegnarsi a diventare antifragili, promuovendo pratiche di leadership incentrate sulla flessibilità.”
Antifragilità e resilienza in relazione alla leadership in sintesi
In questo articolo abbiamo compreso i collegamenti e le differenze tra resilienza e antifragilità, ma soprattutto l’importanza di bilanciare questi due aspetti per diventare dei leader efficaci.
Per i leader del futuro non sarà semplice trovare questo l’equilibrio, motivo per cui abbiamo visto alcuni consigli pratici che aiutano a muoversi nella giusta direzione.
Tutto questo essendo consapevoli che la sfida deve essere raccolta non solo dai singoli leader, ma anche dalle aziende in senso ampio: la resilienza e l’antifragilità, infatti, diventano realmente applicabili e strategiche quando sostenute da pratiche coerenti all’interno di tutta l’organizzazione!
Bibliografia
Muzzarelli, F. (2012). Resilienza. la resistenza psicologica nel lavoro e nella vita. Il campo, Bologna.
Taleb, N. N. (2012). Antifragile: Things that gain from disorder. New York: Random House.
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FAQ
La resilienza si riferisce alla capacità di una persona di resistere allo stress. Le persone resilienti “si piegano” quando sono sotto pressione, ma riescono a ritornare al loro stato originale dopo aver affrontato le sfide. Questa qualità è essenziale per affrontare le crisi e mantenere la stabilità, ad esempio all’interno di un’organizzazione.
L’antifragilità, un termine reso popolare da Nassim Nicholas Taleb, descrive sistemi o entità che non solo resistono alle sollecitazioni, ma ne traggono addirittura beneficio. A differenza di una persona resiliente, che semplicemente sa recuperare e tornare al suo funzionamento tipico di tutti i giorni dopo aver affrontato una sfida, una persona antifragile riesce a diventare più forte e più abile.
La leadership antifragile va oltre la resilienza, abbracciando l’incertezza e la complessità. Mentre i leader resilienti si riprendono dalle difficoltà, i leader antifragili prosperano grazie ad esse, utilizzando le sfide come opportunità di crescita e innovazione. Accettano i propri limiti e imparano dai fallimenti, il che aumenta la loro efficacia.
In un mondo caratterizzato da volatilità, incertezza, complessità e ambiguità (VUCA), la leadership antifragile è fondamentale per le organizzazioni che vogliono navigare nel caos in modo efficace. I leader antifragili promuovono l’adattabilità, l’innovazione e una cultura dell’apprendimento continuo, consentendo alle loro organizzazioni non solo di sopravvivere, ma di prosperare in mezzo alle avversità.