Perché bisogna occuparsi di creatività nel contesto aziendale? Spesso si parla di creatività in termini di competenza dei lavoratori di un team e dell’organizzazione stessa per raggiungere determinati livelli di performance; in particolare, viene definita come la competenza fondamentale alla base della capacità di innovazione, sia da parte dei singoli lavoratori sia dell’azienda nel suo complesso di perseguire strategie innovative. Il termine creatività non fa riferimento alla fantasia o alla capacità di produrre qualcosa di immaginario: parlare di competenza creativa significa fare riferimento alla “produzione di idee che siano nuove e originali, ma anche utili, riguardanti prodotti, servizi, processi e procedure”.
Ad oggi molte aziende hanno guadagnato posizioni di successo nei loro mercati di riferimento basando la propria strategia sulla capacità di innovare: si tratta non solo di una competenza centrale nell’ambito del mercato del lavoro per quanto riguarda il futuro e l’employability delle persone, ma rappresenta anche una capacità organizzativa che può fare la differenza, in termini di vantaggio competitivo.
Come si valuta? Di norma si misura attraverso alcune caratteristiche tipiche degli output creativi, e, in particolare, si considera il livello di originalità dell’idea prodotta (quanto è nuova e inaspettata), il livello di elaborazione (quanto è accurata e sviluppata nei dettagli e quanto è realizzabile) e il livello di fluidità (numero di idee che un lavoratore è in grado di produrre). Quando si guarda a queste caratteristiche, si può capire quanto un lavoratore è creativo in senso positivo per il management.
La creatività delle persone può essere sviluppata e deve essere stimolata per produrre dei risultati originali e con un alto contenuto di valore creativo. Per questo motivo entrano in gioco tre variabili che hanno un effetto sulla creatività delle persone, dei gruppi e dell’organizzazione: la capacità di mettersi in una prospettiva diversa dalla propria, che prende il nome di prospective taking; la creativity identity, cioè quanto è importante per la descrizione della propria identità ritenersi una persona creativa; e la creative self efficacy, cioè la consapevolezza di essere una persona capace di produrre un output creativo.
Quali sono però gli ingredienti che rendono una persona creativa? Il modello di Teresa Amabile (1988) sulla creativity componential theory si compone di creative thinking skill (abilità), competenze e motivazione. Queste abilità che riguardano la nostra capacità di produrre qualcosa di nuovo possono essere allenate e sviluppate con diverse tecniche che aiutano le persone ad ampliare il proprio modo di pensare e a produrre idee che siano gradualmente sempre più originali. È inoltre importante avere poi competenze nell’ambito di applicazione dell’idea creativa; infine, la terza componente identificata per ottenere risultati che hanno il massimo livello di creatività è la motivazione dell’individuo, in particolare quella intrinseca.
Un altro interessante modello è stato sviluppato da Unsworth (2001) e propone quattro tipologie di attività basate su due dimensioni fondamentali, cioè il problema da affrontare (già conosciuto o meno), e il driver del coinvolgimento della persona che ha prodotto l’idea creativa (scelta autonoma del lavoratore o imposta). Il modo in cui si genera creatività e il tipo di creatività che si ottiene è diverso sulla base di queste due dimensioni.
Le quattro attività identificate nel modello sono:
- responsive creativity (creatività più orientata al problem solving), ossia quando si ha un problema conosciuto, intorno al quale vengono poste una persona o un gruppo di persone e viene chiesto loro di trovare una soluzione innovativa a quel problema;
- expected creativity quando invece si hanno una persona o un team coinvolti in una determinata attività, che nello svolgerla producono una idea innovativa e un output creativo;
- contributory creativity si ha quando un lavoratore volontariamente si mette a disposizione per risolvere un problema complesso rispetto al quale non c’è una soluzione conosciuta (tipo di creatività mossa dalla motivazione intrinseca della persona che si coinvolge);
- proactive creativity è il caso di massima capacità creativa e massima divergenza e originalità della soluzione proposta, ovvero quando le persone deliberatamente e liberamente decidono di intervenire in una determinata realtà, offrendo una modalità nuova e originale mai sviluppata prima.
In conclusione, una strategia per sviluppare e coltivare la creatività è quella di lasciare ai lavoratori del tempo libero e degli spazi per occuparsi di ciò che li appassiona di più, in modo tale da generare idee creative inaspettate, che potrebbero creare un vantaggio competitivo per l’azienda stessa.
Matteo Iarussi
Bibliografia
Amabile T. M., 1988, “A model of creativity and innovation in organizations”, Research in Organizational Behavior.
Robbins S.P., Judge T.A., Bodega D. (2016). Comportamento organizzativo. Conoscere e sviluppare competenze organizzative; Pearson.
Unsworth K., 2001, Unpacking Creativity, The Academy of Management Review.