Spesso nell’organizzare le varie attività aziendali ci si trova di fronte a una decisione rilevante: scegliere di dividere il lavoro affidandolo ai singoli collaboratori o al gruppo. Optare per l’una o per l’altra alternativa non è semplice, implica soppesare i pro e contro di ciascuna ed essere consapevoli che da questa scelta dipendono altre importanti variabili: il raggiungimento di risultati e obiettivi aziendali, i livelli di soddisfazione legati al compito e il conseguente engagement dei lavoratori verso l’azienda.
In generale, con il termine lavoro di gruppo si fa riferimento a un processo in cui più persone collaborano per raggiungere un obiettivo comune. Il teamwork si identifica, infatti, in una cooperazione tra individui contraddistinti da formazioni anche diverse, ma complementari. A tal proposito, però, va specificato che il lavoro di gruppo non deve essere meramente inteso come la somma delle singole individualità, ma, citando Lewin, come una “totalità dinamica di membri in stretta interdipendenza”. In tal senso l’autore sottolinea che questa modalità di lavoro è caratterizzata dall’integrazione e dalla partecipazione attiva di tutti i membri, chiamati a negoziare obiettivi, metodi, ruoli e a condividere decisioni e risultati.
Quali sono i vantaggi e gli svantaggi?
La performance di gruppo porta con sé notevoli vantaggi, sia per l’azienda che per i singoli, tra questi:
- una più equa suddivisione del carico di lavoro, che permette di svolgere le attività in modo più agile e in tempi più brevi;
- la condivisione di conoscenze, metodi, competenze e abilità, che si ripercuote positivamente sulla qualità del lavoro finale, a vantaggio del gruppo stesso e della produttività aziendale;
- la risoluzione dei problemi, che diventa più semplice e rapida, proprio in virtù dell’interazione continua tra i membri;
- un incremento nella qualità della vita lavorativa dei singoli collaboratori, in cui ci sia spazio per una maggiore creatività e flessibilità.
Per riscontrare un reale vantaggio nella vita organizzativa è necessario partire da alcune importanti premesse: la realizzazione di un buon bilanciamento tra l’integrazione dei singoli collaboratori, la condivisione di norme e valori e il riconoscimento delle differenze di cui ognuno è portatore, per poter apprezzare nuove prospettive e punti di vista.
Accanto ai numerosi lati positivi, dietro il lavoro in team si celano anche alcuni svantaggi e difficoltà. Infatti le differenze sono un valore aggiunto ma possono anche fornire il pretesto per l’insorgere di conflitti. I contrasti principali potrebbero derivare non solo da una divergenza di obiettivi, laddove agli scopi condivisi prevalgano le proprie ambizioni personali, ma anche da una diversa visione della realtà per i motivi più disparati come, per esempio, il background culturale o formativo.
Per superare tali difficoltà e trasformarle in nuove idee e possibilità, si dovrebbe favorire una gestione integrativa del conflitto, in cui i singoli membri riflettano sulle dinamiche in atto e discutano apertamente sulle proprie posizioni, al fine di co-costruire un nuovo punto di vista che integri e dia il giusto risalto al contributo di ognuno.
Appare quindi chiaro come prediligere una performance di gruppo rappresenti in un primo momento una sfida più complessa rispetto ad una performance individuale, poiché implica il confronto costante con i colleghi e questo, come abbiamo visto, può essere tanto positivo quanto impegnativo. Tuttavia, incanalare le energie e i talenti del team verso il raggiungimento di un obiettivo comune permette di ottenere risultati più consistenti, qualitativamente migliori e differenti rispetto alla somma delle singole parti.
Lucia Cannone, Edoardo Nerozzi
Bibliografia
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